L’aumento dell’aspettativa di vita, l’insorgere sempre più frequente di patologie croniche, cardiache e neoplastiche hanno forzato medici e sanitari ad applicare una nuova strategia di cura che permetta una migliore assistenza sanitaria.
La medicina del Terzo Millennio quindi si direziona sempre di più verso un’ottica olistica del paziente il quale non è più visto come un insieme di sistemi ma come un’unità complessa in cui ogni parte è in relazione all’ altra.
Questa rivoluzione in ambito sanitario è nata quando ci si è accorti che il paziente non è come tutto il resto della popolazione, è un essere unico e come unico dovrebbe essere il suo metodo di cura. Un metodo personalizzato e non standardizzato permette di procedere sempre meno a tentativi e di ottenere risultati in minor tempo, riducendo oltretutto i costi dell'assistenza sanitaria.
In passato infatti, molti degli errori di valutazione da parte dei medici, erano dovuti a problemi di comunicazione e coordinazione tra membri di un’équipe medica e problemi di coordinamento nelle cure.
Tenendo presente tutti questi aspetti stanno nascendo sempre più strutture nelle quali professionisti specializzati in diverse discipline collaborano in sinergia verso un unico obiettivo. L’idea è quella di avere un quadro più completo del paziente tramite un confronto tra specialisti diversi. Questo nuovo modo di collaborare per discutere dei risultati ottenuti sul paziente, valutare le varie informazioni e dibattere su eventuali consigli crea le basi anche per valorizzare il ruolo della prevenzione che permetta una migliore qualità della vita.
L’osteopatia è una terapia olistica che nasce a scopo preventivo ma che più spesso completa le cure tradizionali e ha sempre più spazio in ambito medico infatti ho notato che, durante conferenze e seminari tenuti da medici e osteopati a cui ho partecipato, ci si sofferma sempre sull’ approccio multidisciplinare e sull’importanza di creare un linguaggio comune per attuare un piano di trattamento in collaborazione con diversi specialisti. Credo sia importante sia per il paziente che per chi propone la terapia per orientarsi verso una nuova forma mentis che dia spazio a una visione d’insieme valorizzando la persona e non il paziente inteso come semplice numero.
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