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Il concetto di tensegrità

Aggiornamento: 12 giu 2020


La parola tensegrità venne utilizzata per la prima volta in architettura per definire delle strutture formate da componenti rigide (aste) che venivano mantenute insieme da strutture elastiche (cavi) in grado di mantenersi in equilibrio grazie a uno stato di pre-sollecitazione garantita dalle strutture elastiche che, dopo uno stimolo, permettevano alla struttura di ritornare alla sua forma iniziale.

Successivamente si notò che: “tutte le strutture, dal sistema solare all’atomo, sono strutture tensintegre. L’universo è omnitensionale”. (Fuller, 1975)

Alcuni esempi di strutture tensintegre del corpo sono l’apparato muscolo-scheletrico, la cellula, il DNA. 

Nel nostro organismo infatti, una sollecitazione esterna data da una forza compressiva viene ridistribuita agli elementi rigidi interconnessi grazie alla componente elastica che permette alla struttura di rimanere integra e in equilibrio.

Nel caso del nostro sistema muscolo-scheletrico la struttura rigida è rappresentata dalle ossa mentre gli elementi tensivi sono i muscoli che possiamo immaginarceli come fossero elastici: l'apparato muscolo-scheletrico non si mantiene in equilibrio per via dei singoli elementi ma, grazie ai muscoli e alle ossa che insieme creano tensioni compressive, è in grado di distribuire e dissipare gli stress meccanici su tutta la struttura per mantenersi in armonia. Per questo motivo, una sollecitazione meccanica in una parte del corpo, può ridistribuirsi in una zona lontana: il corpo è un’unità che formata da un insieme di elementi che concorrono a mantenerlo in armonia.


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